“Proroga dei termini di pagamento di imposte e contributi”. Si tratta unicamente di spostare nel tempo alcune obbligazioni che debbono essere adempiute; non si tratta di una “rimessione” del debito ma unicamente di un riposizionamento di quanto dovuto più avanti.

Al di là dell’effetto evidente e sicuramente di impatto finalizzato a dare “maggior respiro” al conto corrente delle imprese, tale circostanza merita alcune riflessioni.

Le imprese vivono di flussi. In entrata, generati dai ricavi che si traducono in crediti verso i clienti e, in funzione ai tempi di incasso, in liquidità che affluisce sul conto corrente. In uscita, generati dai costi dei fattori della produzione (stipendi, servizi, interessi….) che si traducono in debiti verso fornitori e, anch’essi, in funzione dei tempi di pagamento accordati, in prelievi di liquidità dal conto corrente.

Spostare una scadenza significa quindi riposizionare il flusso di uscita su un più lontano asse temporale che andrà a sommarsi alle obbligazioni preventivate che scadono in quell’arco di tempo.

Il punto centrale, tuttavia, non è questo! Si tratterà di capire se al momento in cui il pagamento posticipato ci saranno flussi di cassa e quindi ricavi/clienti/incassi che potranno fornire la necessaria liquidità per far fronte al nuovo impegno.

L’impatto della crisi, probabilmente, determinerà un impatto sostanziale sulla capacità della impresa di quantomeno mantenere i ricavi preventivati e necessari a far fronte ai nuovi impegni.

C’è un strumento che consente di valutare tale impatto e si chiama Business Plan. Iniziare a pensare in questa logica consentirà una “serena” pianificazione della propria attività di impresa e, al tempo stesso, fornirà un approccio del “rinvio dei versamenti” all’interno di un modello previsionale. Diversamente, l’alternativa, sarà un ricorso al credito bancario, qualora concesso, spostando unicamente il problema da un debito verso lo Stato ad un debito verso il sistema creditizio.